Tuesday, January 31, 2017

Sabine Delafon vs Cecilia Dossan


Il lavoro di Sabine Delafon spazia dalla fotografia all’installazione, dai writing painting alla performance, e si sviluppa in una continua pratica lavorativa in molte aree di ricerca tra cui l’identità, l’amore e la spiritualità. Negli ultimi mesi Sabine si è dedicata alla costruzione di quest’articolata idea, Ho Fame; l’abbiamo incontrata per saperne di più.

Come hai iniziato a collezionare i cartelli di Ho Fame dai mendicanti?
È successo. Cartelli come questi sono sempre sotto gli occhi di tutti. Tra le tante cose che vediamo ogni giorno, ogni tanto ce n’è qualcuna che ci colpisce diversamente e si trasforma in idea da sviluppare. Per me sono state le dichiarazioni dei cartelli in mano ai mendicanti, ma un giorno potrebbe essere qualcos’altro, come gomme delle macchine o persino macerie…

Un tema sempre all’ordine del giorno sotto tanti punti di vista…
In arte non sono certo la prima a trattarlo, anzi, quando ho iniziato ad acquistare cartelli per strada non ho potuto far a meno di ricordare la mostra di Andres Serrano da Yvon Lambert Galerie che avevo visto l’anno precedente a Parigi: Serrano aveva fotografato i cartelli degli homeless girando per gli Stati Uniti. L’avevo dimenticata, un anno dopo, quando mi sono avvicinata a quegli oggetti e a quell’idea, tutto è tornato alla mente. Avevo qualche dubbio, non volevo ci fossero reali punti di contatto con il lavoro di Serrano, nel frattempo avevo trovato una modalità tutta mia.

E così nel 2014 inizi a camminare per Milano in cerca di cartelli da comprare… Che significato ha per te HFame?
Si, ho camminato per le strade di Milano, ma anche di Parigi, Torino, Berlino e prossimamente Londra. Non ero e non sono tuttora in cerca di cartelli qualunque, ma solo di quelli che dichiarano l’avere fame. In Italia, o almeno a Milano, la maggior parte delle persone che tengono in mano questi cartelli probabilmente non hanno un bisogno di cibo reale e concreto. Li compro perché la dichiarazione Ho Fame non è solo fame fisica, ma può assumere più significati e diventare un messaggio appartenente a tutti. Tutti abbiamo fame di qualcosa, bellezza, affetto o altro.

Trovi che ci sia un filo conduttore tra quest’ultimo progetto e altri tuoi lavori precedenti?

Assolutamente si. In questo progetto ritorna lo scambio di denaro che avevo già messo in atto nella performance 350 euros (2005). Mi avevano invitato ad Arte Fiera Bologna per fare una performance, che è diventata una raccolta fondi per ripagare le spese di viaggio e alloggio; il titolo della performance corrisponde esattamente alla cifra raccolta. Anche la scrittura rimane una costante nella mia pratica artistica, in una direzione diametralmente opposta Testament, la serie di biglietti da visita firmati da altri artisti, ne è l’esempio più riuscito.

Anche l’agire per strada è una costante del tuo lavoro…
Da anni raccolgo o lascio un segno, a volte un materiale, per strada. Non definirei questi lavori urbani, ma in qualche modo sono strettamente collegati all’andare in giro, al viaggio, al cammino. In assoluto la serie di Stars, costellazioni di stelle blu lasciate in ogni città di passaggio, e quella di Ex, una raccolta in progress di mie fototessere scattate dal 1987 ad oggi in giro per le cabine di fototessere di tutto il mondo.

Dopo averli comprati come rielabori i cartelli di Ho Fame?
Nel mio lavoro cerco sempre di creare dei legami di causa ed effetto, delle relazioni tra le persone. Per Ho Fame ho deciso di creare un circuito economico realizzando dei multipli d’artista: posters, t-shirts e piatti, che si possono trovare su www.iamhungry.it. Questa operazione rappresenta l’equilibrio possibile tra il dare e l’avere e fa sì che questo sia un progetto giusto, etico, bilanciato, anche perché il ricavato sarà in parte devoluto a Banco Alimentare Onlus.


Dove potremo vedere con i nostri occhi questi multipli d’artista?

Sul dove non posso ancora dare anticipazioni, per quanto riguarda i tempi però sicuramente molto presto.

Monday, January 30, 2017

Sabine Delafon vs Ingrid Melano


1. Prima di tutto come definiresti il tuo approcio visivo per i lettori non pratici del tuo lavoro?
Visivamente ci sono molto visi, ritratti (miei e di tante altre persone), dei simboli (stelle blu, cuori rossi, quadrifogli verdi), delle scritte (nomi, firme, frase d’amore) e del vetro. Mi piace presentarle in un mondo bianco. Ma potrebbe cambiare.

2. Noi ci siamo conosciute per un lavoro parte della serie Stars, uno specchio stellato in stile bandiera europea poi installato a The Art Markets e riproposto su una serie di t-shirt, edizioni e cartoline. Parliamo della nostra collaborazione?
Parlerai meglio di me del concetto di T.A.M ma probabilmente il lavoro con le mie stelle è molto affine. La stella blue, è un simbolo che uso da anni e che rappresenta la Sabine Delafon Corporation. E’ un simbolo sotto il quale il mio nome è l’unica cosa che rimane di me, il resto è fatto da altri. I muri delle città tappezati di stelle. Uno specchio, referimento chiaro alla bandiera europea e/o alla coronna della Madonna. Delle t-shirt (sopporto che torna spesso nel mio lavoro, con il mio nome o ultimamente con la riproduzione dei cartelli dei homeless). Le cartoline, un sopporto che uso anche per un altro progetto postale. Il libro Stars, e prossimamente le diverse pubblicazioni, dove tanti altri artisti, scrittori od amici raccontano di Stelle. Vedo T.A.M come un bookshop ma anche come la possibilità di proppore multipli d’artista e Stars è perfetto per queste variazioni e derivati.

3. Ciò che mi ha colpita di più entrando nello studio è Be Careful! La tua serie di assemblage di vetro con formaldeide, luci, e strutture cilindriche chimeriche. Come ci sei arrivata e perché non continui questa produzione da sogno?
Questo lavoro parte dalla collezione che facevo da piccola di bocce di vetro ‘boule de neige’ ‘souvenir’. Nel 2000 ho iniziato a costruirne con dei vasi di vetro e bicchieri. Man mano queste costruzioni-assemblaggi di vetro sono diventati sempre più grande. Oggi la piu grande mesura piu di 2 metri. I miei progetti hanno tempistiche variabili, vivono sulla lunga durata, fototessere di una vita, migliaia e migliaia di quadrifogli, stelle ovvunque, firme, scritte e totem di vetro. Come le stagione, ci sono periodi in cui lavoro piu su un progetto che su un altro. Ora lavoro su altro ma a breve il vetro tornerà in produzione!

4. Entrando nel tuo studio si vedono subito Testament e i trittici dei biglietti da visita, come funziona la procedura della firma?
Ho iniziato questo progetto nel 2010 e lo continuo tutt’ora: chiedo ad altri artisti di firmare il mio biglietto da visita, questa prima tappa si chiama Testament. Nel 2014 do inizio ai biglietti da visita miei con la firma di un artista morto che prende il nome di Perfect Lovers. Sempre nel 2014 inizio a rintracciare gli artisti che hanno firmato il mio biglietto da visita per chiedere a loro se posso realizzare il loro biglietto e firmarglielo. Questa terza tappa si chiama Full circle. Si chiude cosi il trittico The End. Solo a questo punto può essere venduto. Insomma è un lavoro sul valore delle firme e per di piu quella di un artista.

5. Sappiamo che al momento stai portando avanti la serie Ho Fame. Puoi fornirci qualche spiegazione in più sul come e perché hai scelto questi cartelli come punto di partenza?
Dal 2014 compro ai mandicanti il loro cartello dove dichiarano di avere Fame. Credo in realtà che la fame sia una condizione umana condivisa: che sia una fame di cibo, di amore, di bellezza, di cultura, di affetto, di viaggi, ognuno ha fame di qualcosa. Come per i biglietti da visita, il segno, la scrittura mi attrae molto. Un abbisso tra i due progetti, e come tutti opposti in realta sono molto simili: fare soldi con il proprio segno. Poi si creano legami di causa ed effetti e relazioni tra le persone. Per Ho Fame ho deciso di creare un circuito economico realizzando dei multipli d’artista: posters, t-shirts e piatti, che si possono trovare su www.iamhungry.it. E’ un operazione che cerca l’equilibrio possibile tra il dare e l’avere, il giusto, l’etico, il bilanciato.
Mi fa venire in mente l’espressione dalla stalla alle stelle..!

6. Stars è anche un tuo libro d'artista in cui hai chiesto a molti di noi di scrivere dei testi a tema stelle. Una buona iniziativa per coinvolgere la comunità artistica vicina a te, come ti sei trovata?
Come per tutti miei progetti nei quali coinvolgo altre persone, ho chiesto e chiederò a chi mi sembra adatto, interessante e potenzialmente interessato di scrivere un testo sulle stelle. Stars è un libro aperto, e proprio come non ho inventata la stella blue, ma è solo un apropriazione, il tema delle stelle appartiene a tutti, e tendenzialmente tutti potrebbero parlarne a modo proprio. 

7. Anche per quanto riguarda le t-shirt Sabine Delafon Corporation avevi mandato delle mail invitando tutti a passare dal tuo studio e a indossarle, che feedback hai avuto?
Le prime t-shirt Sabine Delafon rissalgono al 2006. Allora era una performance in un container per strada. I passanti eranno invitati ad indossare questa tshirt e farsi fotografare. C’è stato poi una performance nel 2008 ad Amsterdam: era allora la Sabine Delafon Corporation ad indossarle. Le t-shirt eranno allora fatte da Marios. E’ sempre emoziante vedere una persona indossare questa tshirt. Come dire non mi ci abituo mai. Non dice niente di particolare ma è destabilizzante, forte. Mi piace!

8. Sei una delle fortunate artiste ad aver collaborato con il brand Marios. Com'è nata la vostra collaborazione e ti piacerebbe continuare?
Ci conosciamo da 10 anni, ormai siamo amici. Marios mi piace molto, amano anche loro le collaborazioni. Le t-shirt Ho Fame saranno fatte da loro percui ovviamente si, continuamo. a volte chiedono a me, a volte chiedo a loro.

9. Siamo qui a Milano nord, tra la stazione Centrale e Pasteur, questa zona mi ha ricordato un po' il quartiere in cui vivevo a Parigi, come ti ci trovi, e perché l'hai scelta?
Si un quartiere che mi piace. Mi piace la via Ferrante Apporti, lungo e sotto i binari. Mi piace il mercato il venerdi, Piazza Morbegno è carina e il Cinema Beltrade di fronte a casa mia è il migliore di Milano.

10. Che influenza ha Milano su di te? Dove e con chi possiamo trovarti in un normale venerdì sera?
A Milano manca l’acqua, bisogna andare via spesso per sopportarla. Manca il ritrovo a casa, d’abitudine si esce al ristorante o nei locali invece di ritrovarsi a casa di amici. Comunque, amici stanno creando una radio www.giocondaradio.com e per lo piu il venerdi sera prima di uscire (!) ci vediamo in studio li.

11. Hai dei punti di rieferimento nella zona per la tua routine quotidiana?
Il Cinema Beltrade è il mio punto di referimento, la stamperia Paolo Nava con la quale collaboro spesso e lo studio di Stefano Dugnani.

12. La pratica artistica contemporanea può essere percepita come un'esperienza relativamente solitaria, in che modo la tua bimba Napoline fa parte della tua giornata?
Nel 2005 ho cercato il mio sosia. L’anno succesivo nasce Napoline. Nel 2015 credo che sia lei il mio sosia. Ma questo è molto delicato, vedremo cosa ci riserva il 2017!